Parigi val bene venti euro

Qui a Parigi é mattino come nel resto d’Europa. C’é il sole, ma un sole di 11 gradi appena. Copie di Liberation sparse per la casa, cavalletti e macchine da scrivere, il vinile di ”A momentary lapse of reason” dei Pink Floyd  che suona psichedelico nel giradischi vintage, una delle ragazze che mi ospita che fa di cognome ”Bologna”, amici filosofi della Sorbonne e una collega di universitá trovata per caso in una casa a 1000 km da dove sono abituato a trovarla di solito (non vi dico la sua reazione di sorpresa!).

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Ci sono arrivato tre giorni fa, dopo un giorno e mezzo di viaggio, bucando il Foro di Frejus col pullman di megabus: 20 euro in tutto (A/R).

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Ragazzi che scappate rassegnati dalle vite dei giornali
assomigliate sempre piú ai piccioni delle metropoli
che gli schiacciano e non gemono nemmeno
vi sono cresciute le ali, é vero
ma le monodosi degli ipermercati vi hanno impedito di comunicarvi le istruzioni
e il punto di ricarica nel centro commerciale pesa come un edificio sulla vostra possibilitá di conversare.
La nostalgia di cieli tersi vi ha ingrassati,
il pane di miliardi di passanti vi ha ingannati, rendendovi bulimici
e pensare che voi tutti volevate soltanto sentirvi meno inutili.

M.Iammarrone, Parigi.

Penso che ognuna delle seguenti immagini possa parlare piú di qualsiasi pretenzioso e verbale tentativo di sintesi.

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Nel prossimo articolo approfondimento sul ”tour delle librerie” e l’imperdibilitá de la ”Shakespeare e co” e della libreria italiana a Saint Paul…

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