L’orsacchiotto
Dopo una manciata di settimane di assenza apparente, settimane passate non solo a farmi ”i cazzi miei”, ma anche a farmi quelli vostri (in qualche maniera) torno con una delle mie tante poesie, le mie tante ”preghiere”, questa volta dedicata agli occupanti (famiglie con bambin*) dell’ex Telecom di Bologna che hanno materialmente resistito allo sgombero da parte degli sgherri repressivi dello Stato dell’edificio inutilizzato che avevano occupato per non dormire in strada.
L’ORSACCHIOTTO
Occupante del duemila,
compriamo un cappello a cilindro a tutti gli elettori del PD.
Perché è una nazione cilindrica questa qui, il PD,
il potere e il partito unico che lo mantiene.
Occupante del duemila,
regaliamoci uno spara-coriandoli per ogni ingiustizia che urliamo
dallo stomaco,
e con quello spareremo nastrini colorati
sui volti inebetiti dei dotti e degli economisti
dai muscoli botulinici.
Povero precario, che devi pagare per lavorare,
lottare per farti pagare,
sudare per sopravvivere,
c’era un tenero orsacchiotto nella stanza di tuo figlio,
si è impiccato al posto tuo
sul tetto di un palazzo.
Era il Cristo di peluche
Dei bambini che ci abitavano,
dei bambini che hanno dovuto vederlo morire
dal basso di un cortile,
lambiti dalle code di un esercito di gatti,
mentre giocavano sui letti d’erba,
sparsi e multicolorati come fiori che stanno per essere recisi
da muri di mattoni innazalti per impedirgli di sovrapporre gli steli,
di toccarsi le mani.
Precario del duemila,
per questo mezzogiorno ti ho preparato un’insalata
più gustosa di una ragazza Erasmus,
ma non devo certo vergognarmi delle mie similitudini innocenti
delle mie solitudini precarie
o del fatto che mi basta un segno d’amore d’oltreoceano
per sorridere di gusto.
Non devo vergognarmi perché qualsiasi cosa accada
sono sempre qui
e non smetto di raccogliere
le onde del tuo pianto
in carburante per il pugno
che segnerà la fine dell’oltraggio.
M.Iammarrone