Il serpente dei cassonetti
Adagio adagio striscio
nel disagio
della civiltà
ci vuole coraggio
ci vuole un temperamento antico,
velleità
Adagio adagio striscio
nel disagio
della civiltà
ci vuole coraggio
ci vuole un temperamento antico,
velleità
Gli alberi spogli sono uomini calvi e quelle altre chiome ciuffi di dame ormai fuori moda come la poesia svuotata da quegli alberi spogli che muovono passi di danza buffa e beffarda sulla piazza del mercato del cuore. E le tengono strette e legate a un altare di spine sotto i passi di un ballo…
Scandaglio i ricordi infantili ci trovo pietre preziose e ram e floppy fuori uso mi imbatto in soldatini e nascondini in estati meritate mi ravvedo per certe cretinate e mi sento come un genio per altre premature intuizioni ma come potevo io sapere, vedendomi queste mani, di chi sarebbero diventate?
Vomito invincibile di tormentato animo Veste inviolabile, tonalità arpeggiata Vino immischiato nel tanto amore Vuoto incolmabile, tuono allucinante Varietà ineccepibile di tumulti armoniosi Vacante e insensata ti spinge ad amare, a sognare, a sognare ed amare, ad odiare, a sognare, a sognare ed odiare, a vivere… semplicemente, vita!
Le nubi non sono applicazioni che puoi spostarle con le dita per cambiare il panorama La morte non è disconnessione che puoi resuscitare quando la noia contro ti rema Le puttane per la strada che puoi aprirle come il filmato di un sito non sono carne rosa senz’animo d’afflato E s’infilzano i tuoi peli…
Di grida represse di pensieri scalzi di infide lavatrici di cinture e bastoni traboccano i palazzi come le reti dei trabucchi singhiozzano sangue di pesci dall’Adriatico ai bastioni di una periferia disoccupata.
Tutto le scivolava addosso come un breve scroscio di acqua alla riva che verso la cascata partiva. Spero che non tutto le scivoli dentro, sul suo motore di movimento, l’onda che ritorna dal centro. Tutto le scivolava addosso, come il nero tenebroso dell’inchiostro, che crudele si sparge sulla pagina e ti urla ”Immagina!” Spero che…