#iammaforeurope Giorno 9
Devo lasciare Praga. E raggiungere l’Italia in treno, possibilmente in una sola giornata. Mi sveglio presto, ma nella sala principale giá diversi viaggiatori stanno facendo colazione con biscotti tipici cechi. Todd mi prepara un thé e mi saluta, sempre con la sua posa meditabonda. See you next, Todd. See you next, guys. Prendo il bus in direzione stazione principale. Da lì mi imbarco su un treno per Plzv, una cittadina semisconosciuta a sud della Repubblica Ceca, anch’essa un po’ sporca, lugubre e decadente come gran parte di Praga. Delle ragazze mi salutano. Rivedo le stesse a Plzv, mi risalutano e una di loro mi chiede il contatto facebook. Glielo dó. Si gela. Ho una felpa e sulla felpa un maglioncino abbottonabile. Si gela come sempre dall’inizio del mio viaggio. Solo a Monaco è stato un po’ piú caldo con temperature che comunque non hanno mai oltrepassato i venti.
Da Plzv mi imbarco su un autobus per una cittá tedesca di confine. Ci siamo solo io, l’autista, una coppia americana e due ragazze asiatiche. Per questi stradoni senza caselli a metá tra le autostrade e le statali italiane a diverse altezze notiamo determinati autostoppisti con tanto di cartelli di cartone: Norimberga, Parigi, Monaco.
Scendiamo in questa cittá di confine. Una stazione piuttosto piccolina, ma si vede che sono di nuovo in Germania. Corro verso il treno per Monaco ad uno dei quattro o cinque binari e mi sistemo in uno scompartimento con la chitarra e tutto il resto. Arrivo a Monaco, un sole inaspettato mi accoglie. Alla stazione principale (che sembra una versione imbellita di Roma Termini) ho appuntamento con una ragazza italiana che vive in Germania da due anni. Prendiamo da bere in un bar take-away/cofee-to-go, ma non andiamo via. Ci sediamo e discutiamo. Di noi, di politica tedesca, italiana ed internazionale e di poliamore (della possibilitá di organizzare incontri in Germania oppure di intercettare quelli giá esistenti ed inserirsi).
Nel frattanto sempre grazie a couchsurfing sono riuscito a trovare ospitalitá in questo paradisiaco e arioso paesino a ridosso del confine Germania-Austria, dove mi trovo in questo momento. L’ho raggiunto cambiando due regionali da Monaco, che hanno scavato un percorso mozzafiato tra vallate, precipizi e casette di legno. Un paesaggio tuttavia piú simile a quello svizzero che propriamente tedesco. La ragazza che mi ospita é una violinista che ha come vicino di casa un giovane lutaio in erba. Il legno prevale in questa abitazione circondanta dalle Alpi aspre, piena di scritte, ricordi, orologi, strumenti di lavoro, chitarre, mandolini appesi e ovviamente violini e pezzi di violini in costruzione. Noto anche un libro di Permacultura (in inglese). Questi giovani tedeschi mediatamente sembrano conoscere l’inglese quasi sempre meglio di quanto non lo conosca un loro coetaneo italiano ed in casa hanno sempre qualche libro in inglese. Non si limitano mai solo alla loro lingua madre.
Ieri sera io, lei, questo suo vicino e due ragazze del Canada francese abbiamo cenato a lume di candela su un piccolo balconcino mangiando insalata, salse e immancabili patate. Erano poetiche le nuvole scure, le poche stelle che giocavano a nascondino e le montagne che sembrano crollarti addosso perché per vederne la vetta devi alzare la testa. Un’aria freddina ma ossigenata. Un luogo perfetto per meditare. Sulle montagne poi la sera accendono delle torce, illuminando dei percorsi, come per tracciare chissá quale segnale notturno ai viaggiatori che cenano sui balconcini in legno.
Dopo aver fatto ascoltare alcuni miei brani agli altri ce ne andiamo a dormire. Ognuno in stanze diverse (aimé). Fa davvero freddo, ma ormai mi sono abituato.