Documentario galattico artico degli autostoppisti nordici con Bergman

Quella che segue é la prima di una serie di poesie e altro materiale che sicuramente verrà fuori come prodotto della magica avventura che ho appena vissuto: per dieci giorni ho girato la Svezia in autostop da sud fino alla Lapponia, collezionando anche dei video che presto (forse) diventeranno un piccolo documentario.

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Una pioggia di moscerini si innesta come le stelle di Star Trek sul parabrezza dove l’imperio della grandezza delle cose naturali comincia.

La nipote di Bergman con un occhio le conta, con l’altro mi guarda come non avesse mai visto un’autostoppista italiano nella foresta a Nord della Svezia.

Le sto per svenire accanto quando scopro chi è,

è un po’ imbarazzata quando nota il mio rapido entusiasmo per quelle estati passate con suo nonno Ingmar.
Continua a fissarmi mentre la intervisto per il mio documentario galattico artico degli autostoppisti nordici.

L’ho incontrata nel bosco e iniziata all’arte di fermare le macchine.

Una teatrante nipote d’arte non poteva perdersi un’autostoppista che faceva teatro senza aver mai conosciuto l’arte di essere dentro una famiglia cinema.
Non ci mancava niente, tranne forse un introvabile bicchiere di vino da offrire alle renne.

E forse anche la modestia che le cose artificiali, da queste parti, sembrano custodire

a dispetto di quelle naturali che, grandi e magnificenti, sfilano al freddo, senza timore

come fu scritto da qualcuno il cui nome, a differenza di Bergman, cesserà di esistere nella mente del lettore non appena egli avrà qualcos’altro di meglio di fare.

Matteo Iammarrone,

Storforsen, strada E4, Agosto 2019.

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