Compagni a venire, incontro con Claudio Lolli

I poeti aprono sempre la loro finestra, anche se noi diciamo che è una finestra sbagliata. Ma la finestra, anzi la porta, anzi il portone d’ingresso della tua modesta casetta bolognese (e per nulla borghese, a differenza di quello che si possa pensare di un cantautore famoso), il tuo portone d’ingresso ce l’hai aperto con classe, umiltà, umiltà d’altri tempi, umiltà di compagni a venire, umiltà per noi compagni a venire e per tutti noi umilmente simili a te, noi che facciamo ricca la terra.

«Vino, acqua, aperitivo, caffè?» ci hai chiesto e poi ti sei offeso (ma scherzosamente) perché abbiamo accettato solo acqua.

«Solo acqua, solo acqua, per carità, con questa calura poi…»  c’era un caldo a Bologna, tra via dell’Indipendenza e Piazza Maggiore e un sole cocente e testardo e un sole che tracciava disegni ambigui tra i portici da attraversare per arrivare a casa tua, nella tua modesta dimora tra libri, dischi, chitarre, vini, divani, tavolini, finestre e ricordi ben tenuti.

Poi mi hai dato la tua chitarra, ti ha fatto piacere ascoltare dei miei pezzi, ti sono piaciuti, mi hai dato preziosi consigli, ci hai dato lezioni di vita e di strada. Grazie.

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