Vietato aiutare gli sconosciuti #aneddotidallasvezia n. 1
In una futura versione rivisitata e ampliata, l’aneddoto che segue sarà inserito all’interno di un libro a cui sto lavorando da anni che intende colmare un vuoto importante tra i titoli venduti in Italia: quello di un vademecum antropologico che faccia comprendere al lettore italiano cosa implica la vita nella società più individualista al mondo.
A Göteborg, nella zona di Majorna, considerato uno dei quartieri più tolleranti della città, io e la mia ragazza ci rechiamo in un negozio di caramelle. Dopo aver scelto la merce, in procinto di pagare, il cassiere ci chiede gentilmente di aspettare qualche minuto dal momento che stava ricevendo una telefonata urgente che non poteva rimandare. Il cassiere lascia quindi il negozio. Nel frattempo entra un altro cliente, una giovane donna. Non riuscendo a trovare il cassiere, questa si guarda attorno meravigliata. Dal momento che in Svezia la regola aurea è non parlare con gli estranei, non osa chiederci se sapessimo dove fosse finito il cassiere. Tuttavia, al fine di essere d’aiuto noi facciamo la prima mossa e le comunichiamo che il cassiere è via per una chiamata urgente, ma che tornerà a minuti. La ragazza rimane senza parole, ci guarda torvo. Quando il cassiere arriva, paga la sua merce e, in procinto di uscire, ci lancia uno sguardo arcigno, truce, perfido, come se le avessimo ammazzato il gatto.