#iammaforeurope Giorno 6

Mentre vi scrivo attraverso ampie foreste dagli alti fusti intervallati da distese giallognole. Sono tra Berlino e Praga, ormai quasi dalle parti di Dresda. Ieri era il sesto giorno e la mattinata é cominciata con un ufficio postale. L’ufficio postale si trova al piano terra di in centro commerciale di quartiere lungo chilometri quadrati. Gli addetti vendono anche fogli e scartoffie, oltre che spedire pacchi. Il ragazzo che mi ospita é venuto qui a ritirare una t shirt col faccione di Angela Merkel deformato…sul fronte e sul retro. Non gli chiedo il come né il perché. Sono troppo pigro. Come non gli ho chiesto il come e il perché di quell’occhio orwelliano sulla parete sopra il letto degli ospiti e della relativa scritta ”Du bist wundervoll”(tu sei meraviglioso): il perché lo so già: suppongo serva a mettere ogni nuovo coinquilino a proprio agio, anche quando non può recepire immediatamente la scritta.

La giornata è proseguita con qualche meditazione sul meteo e con l’acquisto di una pasta pronta (definiti gnocchi che però non erano gnocchi).
Dopo lunghi minuti di assidue meditazioni che avevano come oggetto la follia meteorologica (quindici minuti di sole e mezz’ora di acquazzone) avevo freddo e mi é venuta voglia di una bella tazza di cioccolata calda. Scendono nel bistrot sotto casa. Il proprietario ha la faccia dei ragazzi di Bologna (che se non hanno i capelli lunghi hanno la barba e se non hanno la barba hanno i capelli lunghi, qualcosa di lungo c’è sempre). C’é un cane. Il suo cane. Tutte le bionde che popolano il bistrot lo accarezzano. É il suo giorno fortunato. Ricomincia a piovere. Di nuovo. Quanto cacao, quante bionde e quanti tappi di birra dietro ogni tazza. Birra e cioccolato. Sono avido. Perché il cielo di Berlino,  anche quando è coperto, non lascia scampo a desiderio alcuno, li fomenta tutti i desideri.

A solitary dog in a Coffee bistrot
And outside the Rain falls
At The same time lovers and enemies of a rainbow.

Sono avido. E geloso delle energie accumulate col cioccolato. Non so se andare al parco in bici e rischiare la pioggia. Ci vado. Ma senza bici. Mi imbatto in alcuni tendoni con gente apparentemente freak che sembra seguace di qualche religione new age: stanno festeggiando l’avvento dell’estate, con cibo svedese, perché si tratta di una tradizione svedese. Mi servo, dopo essermi assicurato circa la veganitá del cibo. La lingua dell’evento é inglese, come la maggior parte degli eventi a Berlino, città cosmopolita e internazionale. Chi parla di vegetarianismo, chi di gender studies, chi del meteo e dell’estate. L’ambiente tuttavia non mi garba troppo: poco inclusivo. Me ne torno a casa.

Christoph mi consiglia un locale per la serata. É vicino casa. Ci arrivo per le 22. C’é party informale dove incontro due australiani, che mi dicono che le loro rispettive città di provenienza distano più di  Madrid e Mosca (e che conoscono Bologna come la capitale del punk). Incontro una ragazza tedesca, un po’ meno diffidente della media, ma soprattutto una allegra compagnia di spagnoli con cui converso. Prendo una birra. Una a caso. Anche quelle economiche saranno sempre meglio di una fottuta Peroni. Tornando a casa esploro qualche altro locale: poca musica, e tante chiacchiere, birre e luci soffuse, sono quasi tutti quasi completamente bui (come piacciono a me). Davanti una birreria mi capita di parlare con una ragazza…spagnola. Mi offre del vino. È forte. Parliamo della Germania. Alla fine me ne torno a casa lasciandole i miei contatti. Oggi avrei dovuto vedere la porta di Brandeburgo e il Reichstag,  oltre che partire per Praga…e l’ho fatto. Di questo peró vi parlerò nel prossimo articolo.

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