Considerazioni di un non credente sulla festività dei defunti
Commemoriamo i defunti, commemoriamoli tutti, ma senza consegnarci, per ottemperare alla nostra intrinseca debolezza, a vane illusioni.
Commemoriamo quei morti a cui abbiamo voluto bene, ma senza consolarci con illusioni vane e preconfezionate: quando il loro cervello ha smesso di funzionare e il loro cuore di palpitare, infatti, nessuno li ha spediti in cielo; sono stati, semmai, seppelliti da una ruspa nella terra ed è lì, in basso, sotto i nostri piedi, e non in alto, sopra le nostre teste che giacciono. E poi, quando hanno smesso di respirare, abbiamo cominciato, più del solito, a frugare nei cassetti dei nostri ricordi, li abbiamo riverberati i nostri ricordi di loro ed ora li custodiamo con cura. La natura invece se ne frega della cura e dell’estetica e dei capricci cardiaci, se ne frega di tutto, da brava cieca matrigna quale è, a differenza nostra non ha sentimenti, né cura dei suoi figli.
Allora, così come noi ricordiamo i nostri defunti attraverso la contemplazione del loro ricordo, di una languida ed idealizzata immagine, la natura li ricorda a modo suo, o meglio: forse non li ricorda in quanto individui pensanti, ma solo in quanto carne, li ricorda con tenerezza però, anche se a modo suo, li ricorda e li accoglie, li accoglie con altrettanta tenerezza e di questo ne siamo certi, sappiamo con certezza che la natura li ha accolti: l’abbiamo visto con i nostri occhi il giorno della sepoltura!
Ed è con questo che possiamo consolarci della loro assenza, oltre che che con una ”foscoliana” rimembranza: i nostri cari, accolti dalla natura, sono ritornati alla Terra, sono ritornati laddove erano nati in origine ed il loro oltretomba sarà rispuntare come platani nel 2100 o come erba di un bel prato nel 2050 o vistosissimi fiori colorati chissà quando. Sono dunque ritornati alla Terra per alimentare il grande ecosistema terrestre, il ciclo della vita fine a se stesso, ma tutto sommato affascinante, inutile e terribilmente bello al contempo, questa è la vera reincarnazione, è questo il sublime che racchiude il suo senso in se stesso.
Matteo Iammarrone.